martedì 4 gennaio 2022

Le indagini in corso

Quella mattina Deriu iniziò la sue indagini con rinnovato vigore. Occorreva essere rapidi nel trovare delle prove a discarico, prima che il giudice potesse prescrivere un fermo cautelare. Per prima cosa l’esperienza gli suggeriva di conoscere il territorio. Così accese il localizzatore satellitare e partì da dove fu trovato il corpo di Luciana. Con la sua Land Rover percorse le strade del paese, forse sperando nell’intuizione o in un colpo di fortuna. Infine ritornò al punto di partenza. Dall’auto vide i nastri delle forze dell’ordine, e considerò che questo si trovava a pochi metri dalla strada che portava alla casa di Pietro Fresu. Una coincidenza?

        Scese dunque dalla macchina e si guardò intorno. A qualche centinaio di metri notò un incrocio tra due strade: una portava alla cittadina di Tortolì mentre la seconda, quella che appunto portava alla casa della famiglia Fresu, proseguiva lungo la collina sino alle ultime abitazioni della periferia occidentale, sempre più distante dalla costa. Decise di percorrerla, sperando d’individuare elementi sfuggiti alle forze dell’ordine.

        Prima si avvicinò ai nastri della polizia; sulla terra umida erano presenti delle impronte, ma erano tanto numerose che non valeva la pena verificarle. Di certo chi aveva eseguito i primi rilevamenti non aveva agito con scrupolo, forse il luogo non era stato nemmeno recintato in tempo, infatti, erano molti anche i mozziconi sparsi in ogni dove.  

Analizzare con attenzione la scena del crimine è fondamentale, ma ormai il danno era fatto, e il detective sperò che il verbale contenesse qualche elemento rilevante. Tuttavia le sue speranze furono liquidate quando il maresciallo Fiorillo, comandante della stazione, gli fece leggere la relazione: non era stato scritto nulla che potesse essere utile alle indagini, se non gli elementi più scontati.

        Tuttavia l’esperienza di Deriu fu decisiva per rilevare alcune tracce: in primis notò che, dove era stato ritrovato il corpo, era presente una sorta di solco scavato nella terra umida, anche se appena visibile. Purtroppo altri avevano camminato sullo stesso e questo talvolta perdeva la sua continuità, ma era chiaro che si trattava della stessa traccia. Deriu fece una foto, poi camminò lentamente accanto a esso, come se stesse eseguendo un complicato esercizio funambolico.

        Infine giunse in prossimità di una vasca in cemento armato: le classiche vasche delle campagne, utilizzate per abbeverare gli animali. Deriu la fotografò e cercò d’immaginare una possibile dinamica degli eventi. Forse Luciana era stata affogata e poi trascinata? Oppure qualcuno l’aveva portata là già morta, per poi trascinarla dalla macchina?

Ancora, se l’assassino avesse sbattuto la testa della donna contro le pareti della vasca, uccidendola in un modo così barbaro? L’investigatore camminò intorno al perimetro ma non vi erano tracce di sangue, né sulle pareti né sul terreno adiacente alla stessa. Forse quest’eventualità era da escludere, e le altre potevano trovare una conferma solo quando avrebbe letto la perizia del medico legale. Con la relazione avrebbe saputo con certezza se davvero quella vasca avesse avuto un ruolo. Purtroppo anche le tracce lasciate dalle auto erano numerose: era dunque incomprensibile capire quali fossero quelle da considerare.


Il Brano è tratto da “La voce del Padrone,” di Vincenzo Maria D’Ascanio, Sa Babbaiola Edizioni, 242 pagine.

 

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